Rassegna Stampa
INTERVISTE:
27 febbraio 2013 – Splattercontainer
18 febbraio 2013 – Sdangher blogspot
30 novembre 2012 – 20centesimi.it
08 agosto 2012 – Televisione Pirata
21 giugno 2012 – The New Noise
21 maggio 2012 – Solomacello Blogspot
22 aprile 2012 – Youthless Fanzine
31 marzo 2012 – All You Need Is Punk
29 marzo 2012 – A Boring Party
25 marzo 2012 – Calabria Sounds Rock
13 marzo 2012 – Shiver Webzine
03 marzo 2012 – Storia della Musica
21 febbraio 2012 – Grind On The Road
01 febbraio 2012 – Articolo Tre
31 gennaio 2012 – Musica Rovinata
31 gennaio 2012 – Dioniso Punk
INTERVISTE AUDIO/VIDEO:
06 aprile 2012 – Bubbonik Booking – Una giornata bervista, Dio non esiste.
08 marzo 2012 – Alza Il Volume
29 febbraio 2012 – Storia della Musica
22 febbraio 2012 – Indiepercui
11 febbraio 2012 – A Dispetto della Discrezione – Sherwood
07 febbraio 2012 – Radio Bombay
19 gennaio 2012 – Momostock – Sherwood
RECENSIONI UEPS WEB:
19 dicembre 2012 – Music On TNT
13 giugno 2012 – Church Of Deviance
08 maggio 2012 – FeedBack Magazine
16 marzo 2012 – Freakout Online
05 marzo 2012 – Youthless Fanzine
03 marzo 2012 – Artists And Bands
29 febbraio 2012 – Indie For Bunnies
28 febbraio 2012 – Oubliette Magazine
27 febbraio 2012 – Ornitorinconano
27 febbraio 2012 – Distorsioni
27 febbraio 2012 – Storia della Musica
22 febbraio 2012 – Ondalternativa
21 febbraio 2012 – Comunicazioneinterna
20 febbraio 2012 – Radio Bombay
17 febbraio 2012 – Giorni di Boria
17 febbraio 2012 – Nerds Attack
14 febbraio 2012 – Roar Magazine
12 febbraio 2012 – Panopticonmag
11 febbraio 2012 – GoConversano
09 febbraio 2012 – Grind On The Road
07 febbraio 2012 – Impatto Sonoro
07 febbraio 2012 – Musica Rovinata
06 febbraio 2012 – Love and Sound
04 febbraio 2012 – Sound Magazine
03 febbraio 2012 – Metal Italia
02 febbraio 2012 – The White Surfer
01 febbraio 2012 – Beat Ramona
01 febbraio 2012 – Acidi Viola
01 febbraio 2012 – Gli Osservatori Esterni
30 gennaio 2012 – Lost Highways
30 gennaio 2012 – Eye On Musica
27 gennaio 2012 – Sentireascoltare
27 gennaio 2012 – Let Love Grow
21 gennaio 2012 – L’angolo dello scapigliato
21 gennaio 2012 – Così è se vi pare
LIVE REPORT:
03 dicembre 2012 – Back Street Of Buscadero
10 ottobre 2012 – Rolling Stone
04 luglio 2012 – Impatto Sonoro
14 aprile 2012 – Eye on Musica
21 febbraio 2012 – Shiver Webzine
14 gennaio 2012 – Eye On Musica
RECENSIONI E INTERVISTE CARTACEE:
Cagnara – 17 febbraio 2013
Ecco L’intervista a Nicola Manzan……Bologna Violenta
Partiamo dalla copertina del disco ”Utopie e Piccole Soddisfazione”. Ha un significato Particolare?
La copertina rappresenta lo schema del parlamento italiano, il cosiddetto emiciclo, ripulito dai posti a sedere. Una specie di purezza ritrovata, dopo anni di nefandezze e poco rispetto non tanto delle istituzioni rappresentate, ma di noi cittadini che subiamo la stupidità delle persone che ci (mal) governano. Al giorno d’oggi sembra un’utopia poter vivere in un paese dove l’interesse personale non prevalichi costantemente i bisogni altrui. Mi piaceva l’idea di mettere un disegno semplice che rappresentasse, pur nella sua semplicità, un’utopia.
Perchè è sempre la solita storia…. Ma un giorno Muori..
Perchè è la vita tipica dell’uomo occidentale, intrappolato in routine e abitudini che tendono a portare ad un’alienazione generale che un pò mi spaventa. Passi una vita a fare sempre le solite quattro cose, nei soliti quattro modi, ma un giorno un piccolo particolare cambia e sei morto. Nel frattempo, magari, non ti sei neanche reso conto di tutto ciò che la vita poteva offrirti, tutto preso dal ciclo costante dei tuoi eventi. Dietro a questo pezzo, però, c’è anche l’idea che, volenti o nolenti, la nostra vita è fatta di cicli continui, di continue ri-partenze, magari molto simili tra loro, ma con risultati sempre diversi, tutti incerti, a parte l’ultimo, che è la morte ed è certa per tutti…
Remerda (brano del disco) è in relazione a…..?
beh, diciamo che è in relazione alla classe dirigente italiana. E’ un pezzo scritto verso la fine del governo di Berlusconi, in cui avevo l’impressione che ogni cosa che passava per le sue mani (o di quelle dei suoi meravigliosi ministri) finisse inesorabilmente nel cesso, con la gente che non si rendeva conto di niente, accecata dall’immagine di questo politico simpatico, puttaniere e tendenzialmente furbo (nel senso di disonesto) in cui si riconosce una bella fetta di popolo italiano. Il pezzo finisce in maniera allegra, col popolo che si accorge di cos’è successo e si nutre di questo fantomatico e pantagruelico politico che li ha portati alla fame. anche questa è un’utopia, visto che Berlusconi è tornato in politica proprio in questi giorni e sembra che ci sia ancora qualcuno che gli va dietro. Ma del resto al peggio non c’è mai fine.
Perchè la Cover di Valium Tavor Serenase?
Mi era stato chiesto di fare una cover dei CCCP per un tributo, l’idea mi piaceva, visto che il loro primo album è uno deschi che mi hanno decisamente cambiato la vita. Volevo rendere questo pezzo moderno e devastante, come forse avrebbero fatto loro se l’avessero registrato in questi anni. Ecco spiegato il motivo per cui il walzer da balera nella parte centrale è diventato un pezzo truzzo da discoteca con tanto di vocalist…
Quali sono le soddisfazioni per Bologna Violenta?
Di soddisfazioni ce ne sono tante, mi piace cercare di godere anche delle piccole, che a volte sembrano così insignificanti, ma spesso ci aiutano nella vita di ogni giorno A volte essere soddisfatti delle piccole cose che si hanno e si che si fanno, senza puntare per forza troppo in alto, fa si che poi ci si arrivi in alto, in un modo o nell’altro. Come dire: fai le cose nel tuo piccolo, ma falle al meglio, perchè sono la tua vita, quindi sono grandi a loro modo.
E le Utopie?
Le Utopie sono molte anche in questo caso. Mi piacerebbe che la gente cambiasse mentalità, che riuscisse a far trionfare la ragione una volta per tutte. Sarebbe bello se l’intero genere umano si liberasse finalmente dall’ottusità che la contraddistingue…
(Mauro Francioni)
LA TRIBUNA – 29 novembre 2012
“LA MIA MUSICA FA MALE E IL MIO NOME E’ BOLOGNA VIOLENTA”
“La musica può far male”. La conferma arriva ascoltando Nicola Manzan che sarà dal vivo venerdì al centro sociale Pedro. Il nome del suo progetto solista è “Bologna Violenta”. C’è un riferimento evidente ai polizieschi italiani e ai B-movie in generale, ma anche un’indicazione geografica e un manifesto musicale. “Oltre che alla storia della cinematografia italiana è un nom che ha molti riferimenti alla mia vita” spiega il polistrumentista trevigiano “nel 2003, a 27 anni, sono andato a vivere a Bologna ed è stato come uscire dal nido, mi sono scontrato con la realtà e sono stati anni di grandi cambiamenti. Per raccontare tutto questo volevo fare un disco violento e così è stato”. Bologna Violenta spazia dalla modern classica alla Olafur Arnalds fino ai territori elettronici del break-core, attingendo sempre a piene mani dal metal più estremo. Manzan è diplomato in violino al Conservatorio, è apprezzato turnista sia dla vivo che in studio (ha collaborato con il Teatro Degli Orrori e Baustelle), ma i suoi orizzonti musicali virano verso la musica più estrema: il grind. “Il grind è disintegrazione del sistema in senso musicale e filosofico. Ha l’effetto di un pugno in faccia!”. Musica che fa male, appunto, non solo per il suono dirompente ma anche per i messaggi. Sulle basi si innestano parlati, registrazioni vocali e campioni, che oscillano tra l’orrido, l’agghiacciante e lo scandaloso. Dal vivo è un one man show che lo vede protagonista soprattutto come direttore dell’orchestra elettronica e chitarrista: “Lo spettacolo dura tre quarti d’ora, sono circa 40 brani, due col violino e uno col theremin”.
(Matteo Marcon)
IL PAESE NUOVO – Novembre 2012
Dopo ben due album e circa duecento concerti in giro per l’Europa nel gennaio di quest’anno il polistrumentista Nicola Manzan, in arte Bologna Violenta, ha pubblicato il suo terzo album: “Utopie e piccole soddisfazioni”, un disco che spazia dalla musica classica al rumore puro. Lo presenta domani a Squinzano, alle 22 all’Istanbul Cafè. In apertura del concerto si esibiranno gli emiliani Zeus. Trevigiano, classe 1976, negli ultimi anni Manzan ha collaborato con alcune delle più importanti band del panorama musicale italiano quali Baustelle o Il Teatro degli Orrori. Il progetto Bologna Violenta nasce nel 2005 ispirato ai film poliziotteschi italiani degli anni Settanta, una musica serrata nella quale la melodia è quasi assente e la chitarra distorta la fa da padrona.
Come nasce questo tuo terzo album?
Da otto mesi di prove in cui mi sono ritrovato a confrontarmi con quello che avevo già fatto e con quello che volevo ancora fare. E’ un disco dove ho cercato di mettere dentro tutto me stesso: sono abituato a lavorare parallelamente con più progetti e quindi tendo a sistemare la mia anima più pop in alcuni e quella legata alla musica classica in altri. In questo disco, non dovendomi confrontare con questa sorta di schizofrenia ho potuto mettere il tutto nello stesso lavoro. L’utopia è proprio quella di far convivere queste due mie anime.
Come fanno a convivere in te le due anime di violinista classico da un lato e di chitarrista e compositore estremo dall’altro?
Avendoci sempre convissuto in realtà non ci penso. Fino ad un certo punto della mia vita le ho tenute ben separate: al mattino andavo al conservatorio e la sera suonavo con le band. Questa separazione al momento non c’è più, ascolto e studio ancora la musica classica, grazie a questo ho la fortuna di capire cosa sto ascoltando e siccome non sono un grande amante della musica classica contemporanea, in quanto a mio parere non riesce a comunicare quasi nulla all’ascoltatore, ci provo io a modo mio.
In questi anni hai collezionato una serie di collaborazioni eccellenti, in futuro ci sarà qualche altra sorpresa?
Sì, ma è ancora troppo presto per parlarne. Si tratta di un progetto piuttosto grosso quindi per scaramanzia non ne parlo. Nel frattempo cerco di concentrarmi solo su Bologna Violenta e sulle collaborazioni in studio che mi chiedono in tanti.
Che concerto vedremo a Squinzano?
Spero un bel concerto. Di solito non riesco ad essere molto morigerato sul palco. Suono i brani dei miei tre album lasciando molto spazio all’ultimo e ad estratti di film poliziotteschi. Sul palco ci sarò io con la mia chitarra, il violino e gli effetti.
Suoni molto in giro per l’Europa. A tuo parere il metal ed in generale il suono distorto e pesante è un suono globale?
Secondo me sì, un tempo era molto più elitario ma, a partire dalla metà degli anni Novanta, grazie a band quali Nirvana e Metallica questo suono si è totalmente sdoganato. Il metal poi viene seguito quasi come fosse una religione
Un’ultima domanda: che idea hai del Salento?
Ho delle belle immagini in testa. Non l’ho mai vissuto da turista. Sono legato un po’ a tutta la Puglia anche per vicende sentimentali. Posso solo dire che da casa mia a Santa Maria di Leuca c’è una distanza di 1070 chilometri, più o meno la stessa che c’è per arrivare a Berlino. Non vedo l’ora di tornarci.
(Ennio Ciotta)
ROLLING STONE – Aprile 2012 #102
Bologna Violenta è l’alterego di Nicola Manzan, polistrumentista già collaboratore di nome come Ligabue, Ronin, Baustelle. Non aspettatevi però muri di wah-wah o funk in stile poliziottesco italiano anni’70. Piuttosto, 21 schegge sonore impazzite in meno di mezz’ora, tra parlato, scratch, electro-hardcore e intermezzi per archi, più l’ottima cover di Valium Tavor Serenase dei CCCP Fedeli Alla Linea. Il risultato è un cut-up tra i primi Ministry e i Naked City di John Zorn, una valvola di sfogo a fantasmi privati, una feroce satira dell’esistente, una schizofrenia musicale molto ben temperata.
(Manlio Benigni)
BLOW UP – Marzo 2012 #166
Per esser la città italiana “giovane-intellettuale” per antonomasia, va detto che questa Bologna sarebbe un po’ troppo violenta. Ma è una violenza tutta cerebrale e di testa, e questo basta a fare di “Utopie e piccole soddisfazioni” una sorta di concept socio(patico) intellettuale, come un commentario sull’evanescenza e la catarsi della violenza stessa. Nicola Manzan fa il verso al grindcore e ai terrorismi elettronici di qualche anno fa (Kid 606, Atari Teenage Riot) ma li travasa in un contenitore che dobbiamo dire wagneriano-sinfonico-cameristico perché l’occhio sonoro si è spostato dalle soundtracks dei b-movies & poliziotteschi assortiti alla musica classica, e non solo per gli intermezzi d’archi che intervallano le rapidissime tracce ma anche per le strutture delle tracce stesse, messe in piedi come micropartiture a suon di scudisciate noise (la classica è comunque stata sempre una delle basi più forti del grindcore, mai sottostimare!). Così d’un fiato (anche due) la mezzora passa lasciando un ricordo positivissimo e fuggevole, memorabile e passeggero (memorabile perché passeggero). Capolavoro del disco la cover di “Valium Tavor Serenase” dei CCCP, con Aimone Romizi alla voce, veramente deflagrante soprattutto perché a dar l’abbrivio alle due esperienze (Bologna Violenta e CCCP) sono/erano motivazioni intellettive pressocchè opposte: complimenti.
(Stefano Isidoro Bianchi)
MUCCHIO – Anno XXXVI – #692 – Marzo 2012
Il polistrumentista Nicola Manzan è il Dr.Jekyll & Mr. Hyde del rock italiano. Di giorno, si fa per dire, è sessionman di lusso per la crema della scena tricolore (lo ricordiamo per lunghi periodi a fianco di Baustelle e de Il Teatro degli Orrori); al calar del sole, invece, lavora in proprio con lo pseudonimo di Bologna Violenta. E, a giudicare da quanto propone, le sue devono essere notti popolate di incubi terribili, in cui la quotidianità mostra le proprie brutture peggiori. Secondo album ufficiale del progetto (non contando quindi, cd-r e affini), “Utopie e piccole soddisfazioni” lascia da parte le citazioni cinematografiche del precedente “Il Nuovissimo Mondo” (2010) concentrandosi solo sulla musica: un ottovolante lanciato a velocità folle tra hard e grindcore, terrorismo digitale alla Atari Teenage Riot, partiture classicheggianti, campionamenti vari, arpeggi acustici e accenni di canzoni (tra cui un’inquietante cover di Valium Tavor Serenase dei CCCP, con ospite la voce di Aimone Romizi dei Fast Animals and Slow Kids). Nemmeno trenta minuti suddivisi in ventuno titoli: schegge impazzite di ultraviolenza sonora nelle quali ci pare di scorgere un ritratto tanto desolante quanto purtroppo realistico del mondo che ci circonda; estreme, certo, ma potenzialmente affascinanti anche per chi certi suoni non li ha mai frequentati.
(Aurelio Pasini)
ROCKERILLA – #379 – Marzo 2012
Orchestre d’archi, chitarre granitiche, parentesi elettroniche, cori di monaci benedettini e intermezzi hardcore-punk. Cosa c’entrano l’uno con l’altro? Niente, almeno finchè non si ascolta il nuovo album di Bologna Violenta. Ventuno tracce di puro delirio strumentale, per la durata media di un minuti ciascuna, si reggono miracolosamente in piedi l’un l’altra, in un’esperienza musicale particolare, originale e incredibilmente piacevole. Riferimenti al mondo del cinema, che hanno caratterizzato i due lavori precedenti, sono questa volta assenti, per dare completo spazio alla musica in tutte le sue declinazioni emotive. Da ascoltare “Remerda” e la cover di “Valium Tavor Serenase” dei CCCP.
(Daniele Coluzzi)
LA STAMPA – giovedì 22 marzo 2012
Il Centro giovanile Hibou della placida Chatillon sarà stasera scosso da Bologna Violenta. Pur essendo, infatti, costituito dal solo Nicola Manzan (che canta e suona chitarra e violino), il progetto si caratterizza per un travolgente impatto sonoro, esaltato dall’uso di basi con campionamenti e sampler. Diplomato in violino, il trentacinquenne trevigiano negli ultimi anni ha lavorato in studio e dal vivo con band importanti del panorama musicale italiano (Baustelle, Ronin, Teatro degli Orrori), esordendo nel 2005 con il cd “Bologna Violenta” caratterizzato da ritmiche serrate e riff punk-hardcore.« Per anni – spiega – in Conservatorio mi avevano detto che per essere espressivo dovevo avere una tecnica impeccabile e suonare bene. Poi ascoltando il metal e l’hardcore, ho scoperto che c’erano centinaia di gruppi che, pur non conoscendo la musica e non sapendo suonare, riuscivano a comunicare benissimo, anche musicalmente». Sull’intenzione di fare «musica violenta e rumorosa» ha influito anche l’impatto traumatico con Bologna, da cui il titolo del progetto. «Vi ero andato in cerca di gloria – racconta – e, invece mi ha talmente “svegliato” che, per un certo periodo, ho smesso di suonare e mi sono messo a fare l’operaio».Dopo il “Nuovissimo Mondo” , è arrivata la recente pubblicazione del cd “Utopie e piccole soddisfazioni”, caratterizzato da pezzi molto brevi e da una parziale pacificazione, sia musicale («col passare degli anni ha cominciato a venire a galla il mio animo più romantico e violinistico») che umana. «Mi sono reso conto – conclude – che dietro le grandi utopie che muovono il mondo quello che rende bella la vita sono le piccole soddisfazioni. Sono come delle ciliegine molto dolci su una torta di merda, che fanno sì che la vita valga la pena di essere vissuta». La serata che inizierà alle 21 e 30 prevede anche l’esibizione dei valdostani The Room e Frances-K. L’ingresso al centro Hibou è consentito ai soli soci (costo tessera 10€ con consumazione inclusa).
(Gaetano Lo Presti)
IL CORRIERE MERCANTILE – 16 febbraio 2012
“Utopie e piccole soddisfazioni” è uscito la scorsa settimana per Wallace Records/Dischi Bervisti (Edizioni Kizmaiaz) con distribuzione Audioglobe. E il titolo prende spunto dalla riflessione sul fatto che, nonostante siano le grandi utopie a muovere il mondo, alla fine sono le piccole soddisfazioni di ogni giorno a rendere la nostra vita migliore. O almeno è quello che pensa Nicola Manzan, l’artista che fa da motore al progetto “Bologna Violenta” e, che durante l’estate appena trascorsa ha registrato questo album con ventun pezzi ma della durata di poco meno di mezzo’ora, capace di abbracciare il rock e la sperimentazione. Sito internet: www.facebook.com/bolognaviolenta.
(Francesco Casucelli)
BUSCADERO – Anno XXXII – #342 – Febbraio 2012
Aveva esordito un paio d’anni fa, sotto lo pseudonimo Bologna Violenta, Nicola Manzan, violinista e multistrumentista che in Italia ha suonato con miriadi di gruppi ed artisti. Torna oggi con un album, “Utopie e piccole soddisfazioni” che non cambia ovviamente radicalmente rispetto all’esordio ma che, fin dai primi ascolti, appare più riuscito e consapevole. Rimane un sound spietato e ottundente questo, una sorta di grindcore spesso strumentale, con drum machines sparate a tutta velocità e chitarre sature e distorte, raggrumate in pezzi che in larga parte s’accendono e bruciano in durate quantificabili più in secondi che non in minuti. Tutto questo potrebbe apparire quale pura violenza gratuita, non fosse per degli elementi che ad una osservazione più attenta vengono alla luce: innanzitutto l’ironia amara (politica?) che sottende tutto il progetto (titoli indicativi come “Vorrei sposare un vecchio”, “Il convento sodomita”, “Popolo Bue” e “Fianle con rassegnazione” raccontano coi suoni molto più e meglio di quanto farebbero mille parole), ma poi anche l’abilità con cui è costruita la scaletta (come fosse una storia) ed il melange di suoni che costituisce le canzoni (partiture classiche, cori, campionamenti, momenti di lirismo fusi a rumore puro). Nominare un pezzo piuttosto che un altro risulterebbe esercizio sterile, però almeno l’azzeccata “Valium Tavor Serenase” dei CCCP ed il finale mesto e malinconico (quasi sei minuti) della citata “Finale con rassegnazione” ve li voglio evidenziare. Un disco che definirei addirittura importante.
(Lino Brunetti)
IL VENERDI’ di Repubblica – 10 febbraio 2012
Immaginate di essere colpiti da una serie di scariche elettriche nel petto, mentre qualcuno vi grida nelle orecchie e un ritmo malefico striscia in sottofondo. Lui è Nicola Manzan, ovvero Bologna Violenta. Al terzo disco rimane in zona brutal-grind-electro. Violenza pura. Voto 3/5
(Luca Valtorta)
RUMORE – #241 – Febbraio 2012
L’impressione nello schiacciare play e ricominciare per l’ennesima volta a subirne le bordate sonore, è che si tratti letteralmente di una pietra miliare. Utopie e piccole soddisfazioni, cioè, risalta tra i padiglioni auricolari perché marchiato da sangue e merda varia, nonché in quanto opera completa e degna di figurare come tappa imprescindibile del nostro. Altresì detto: si ringrazia Nicola Manzan, in arte Bologna Violenta, per la riuscita dell’evento. La prima sorpresa attesa con timore, è che si tratta di musica sino ad oggi mai così fortemente compiuta e autosufficiente quanto nelle tracce date ascoltare. L’altra, complementare, è che all’interno delle note di questo disco campeggia, enorme, violenta, la melodia; diventa qui questione fondante per le musiche stesse, in parallelo ed equivalenza con l’anima più schiettamente feroce e metallica dell’insieme. Va da sé che non si trovano sulla strada rivoluzione estetiche copernicane, la materia fondante resta la medesima di sempre: una forma di grind spurio e mutante sparato tra encefalo e orecchie. Piuttosto, corre in bilico tra parodia e piacere autentico, bastando a se stesso in quanto suono e creazione.
A colpire, tuttavia, calandosi fuori dal percorso personale relativo all’artista (e a quanto ne deriva in termini di ottica solista – narcisista ed esercizio della professione nei termini delle collaborazioni con Teatro degli Orrori, Non Voglio Che Clara, Baustelle, etc), è il collasso o l’esplosione/implosione della musica stessa, in grado di deflagrare punk, metal, 8-bit, noise, divertissement, solipsismo, elettronica di varia matrice, musica da camera e compagnia, e ancora convincere in virtù della qualità spicciola del materiale. Poche paturnie intellettualoidi e tonnellate di piacere auricolare. Qualora insomma cerchiate un album “heavy” in grado di offrire qualcosa di più di una variazione sul tema, sapete dove cercare. Utopie e piccole soddisfazioni è un disco intelligente, lungimirante, radicale, ben strutturato e da distribuire nelle scuole per traviare le generazioni a venire. Voto: 8
[BOX] SON SODDISFAZIONI
Se riuscite a immaginare uno scontro tra Carcass e Children of Bodom, virando il tutto su un approccio da unminuotevia, siete già a metà dell’opera. A mancare è l’impalcatura compositiva principale dei brani, da qui le parole del Manzan, il quale dice: “ Di mio ascolto molta musica classica, in fondo da lì deriva la mia formazione musicale. Credo si senta nel nuovo album, che sento veramente mio, targato Nicola Manzan 2011/2012. La differenza tra questo disco e gli altri sta proprio nell’uso degli archi. Ho sostituito ai synth o al piano elettrico quanto ra più naturale, dato che sono un violinista. Ho deciso per una volta di inserire all’interno del mio lavoro quanto solitamente faccio e compongo per gli altri, insomma. Sono usciti fuori una decina di pezzi, forse anche più, dove sono gli archi stessi dare la linea melodica. E se anche la mia musica non è una cosa nuova in senso stretto, adesso spicca decisamente di più, c’è un aspetto direttamente melodico, tanto che io mi canto i pezzi nuovi sotto la doccia (ride nda). Piuttosto che puntare su chitarra, basso e batteria, che da questo punto di vista sono piuttosto invariati, la ricerca parte da un impianto strutturale proprio dalla musica classica, con gli archi fondamentali, appunto. E questo si ricollega anche al fatto di avere un suono di base riconoscibile per il disco, dei brani che diano subito emozioni. L’idea voglio sia espressa nella maniera più forte possibile, senza usare la parola o necessariamente la chitarra”. Missione compiuta, nonostante cover dei CCCP, interventi marchiati Agoraphobic Nosebleed e delirio vario. O in virtù di?
(Daniele Ferriero)